“Cosa c’è di meglio della pelle?”, si chiede Burke, CEO di Vuitton

"What's better than leather?" Asks Burke, CEO of Vuitton

“Ci sono materiali migliori della pelle? È meglio una borsa che si disintegra dopo 12 mesi, o averne una che puoi rivendere tra 50 anni, come quelle Louis Vuitton?” Se lo chiede, retoricamente, Michael Burke, CEO di Louis Vuitton, in una lunga intervista pubblicata da Business of Fashion. Un dialogo che ha toccato vari orizzonti strategici e produttivi. Con un particolare accento sulla durabilità.

Meglio della pelle?

Nell’intervista concessa a Business of Fashion, il CEO di Vuitton  (a destra, nella foto) insiste, soprattutto, sulla durata del prodotto come primo criterio di sostenibilità. “L’industria ha impiegato decenni, secoli, per perfezionare prodotti durevoli. Uno dei problemi con la gran parte del greenwashing è che viene creata moda usa e getta. Prima di pensare a creare prodotti riciclabili, dobbiamo pensare che i prodotti devono durare”. Ecco, dunque, perché la pelle è da preferire. In altre parole: è “immediatamente sostenibile e durevole. Cosa c’è di meglio?”. La durabilità è un concetto che finisce in fretta per chiamare in causa anche quello dell’invenduto. La soluzione del CEO di Louis Vuitton è semplice: aumentare la percentuale di prodotti realizzati solo dopo aver ricevuto l’ordine. Per esempio, “la maggior parte delle nostre pelli esotiche o di coccodrillo, borse in alligatore sono fatte su ordinazione”.

Ottimi rapporti concorrenziali

“Louis Vuitton ha ottimi rapporti con Chanel, Hermès, Cartier e con la maggior parte dei concorrenti” spiega Burke. Rapporti che vanno dalla fornitura di pellami alla realizzazione di una blockchain. “Non dimenticate che siamo il fornitore di molti dei nostri concorrenti. Quando si tratta di pelli di coccodrillo o di pelli di vacchetta tinte al vegetale, indovinate chi è il più grande fornitore al mondo?” chiede Burke che svela anche i fitti dialoghi tra i top brand del lusso per la creazione di una tracciabilità basata su un’accurata blockchain. E fa l’esempio della pelle. “Dove è cresciuta questa mucca? Cosa ha mangiato? Dove è stata macellata? Se non abbiamo questi dati, non abbiamo le metriche di cui stavamo parlando 10 minuti fa. E per avere metriche, devi avere una blockchain infallibile”. (mv)

Leggi anche:

 

 

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×