È così che Hermès arruola e forma i suoi nuovi artigiani

È così che Hermès arruola e forma i suoi nuovi artigiani

“L’artigianato si basa sulla trasmissione delle conoscenze”, dice il vicepresidente Olivier Fournier. E questo spiega perché ogni volta che Hermès apre nuovi siti produttivi (circostanza che negli ultimi anni si ripete con una certa frequenza), contestualmente arruola e forma nuove leve di dipendenti. È un’attività molto dispendiosa in termini culturali, perché ha lo scopo di trasformare in sapienti artigiani persone che non lo sono. Ma anche in termini economici, perché, come riconoscono i vertici della maison, per rendere attrattive le posizioni in azienda si sfrutta anche la leva delle condizioni contrattuali.

Come Hermès arruola e forma gli addetti

I vertici della maison francese hanno concesso due interviste sul tema a Vanity Fair e Vogue Buiness. Ai quali hanno aperto le porte, rispettivamente, della pelletteria di Saint-Vincent-de-Paul, 180 artigiani (che diventeranno 250 quando entrerà a pieno regime), e di Maroquinerie de Guyenne (300 addetti). A ogni nuova apertura, la selezione avviene tramite le scuole di formazione professionale o le agenzie di collocamento. Una volta individuati i candidati più validi, gli 80 maestri formatori di Hermès (posizione che richiede otto anni di lavoro per essere raggiunta) si assumono l’incarico di formare a una nuova generazione di artigiani. Il percorso prevede 18 mesi di attività didattica. Suddivisa in due fasi: la prima di lezioni frontali e la seconda è “al banco“, dove i neo-assunti mettono in pratica le loro nuove conoscenze sotto lo sguardo di uno dei 200 tutor designati.

 

 

Il contratto

Parlando con Vogue Business, il CEO Axel Dumas, rivendica che il programma di formazione è un’ode al lavoro manuale. “Non si impara a eseguire un compito, ma una professione artigiana”. I vertici di Hermès, però, preferiscono non entrare nel dettaglio del compenso riconosciuto a tirocinanti e personale. Si limitano a dire che lo stipendio iniziale è “ampiamente al di sopra” del salario minimo francese e che la remunerazione a medio e lungo termine include piani di partecipazione azionaria. La bontà del trattamento, conclude Fournier, si riconosce nel fatto che il 25,8% del personale in Francia ha più di 15 anni di servizio.

Foto da Vanity Fair

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×