Gli alterni bilanci delle griffe. Ralph Lauren: bene, ma non benissimo. Mulberry: male, ma già si sapeva

Bene Ralph Lauren, ma senza convincere. Male Mulberry, che risente delle crisi altrui. Partiamo dagli inglesi. Mulberry ha riportato una perdita ante imposte di 8,2 milioni di sterline nel semestre chiuso il 30 settembre 2018. Colpa della crisi del retailer House of Fraser, che è costata al gruppo 2,1 milioni di sterline, e degli investimenti per il lancio del brand in Corea (2,5 milioni di sterline). Complessivamente, i ricavi sono diminuiti dell’8% a 68,3 milioni di sterline. La griffe britannica ha evidenziato come da metà settembre e ottobre le vendite nel Regno Unito siano scese del 7%. Thierry Andretta, ceo del gruppo, preoccupato da Brexit e dal possibile aumento dei costi della pelle italiana, ha illustrato le strategie per crescere in Asia e nel Regno Unito, compresa la nuova partnership con John Lewis & Partners: “Siamo orgogliosi di essere il più grande produttore di pelletteria di lusso nel Regno Unito e continuiamo a sostenere il made in England attraverso le nostre due fabbriche nel Somerset”.
Passiamo a Ralph Lauren. Il brand USA, nel trimestre luglio-settembre, ha registrato ricavi per 1,69 miliardi di dollari, con un incremento dell’1,6%, mentre gli analisti, come riporta Reuters, si aspettavano un calo dello 0,9%. Bene, ma non benissimo, dunque. A penalizzare il gruppo statunitense non è tanto la Cina (che invece cresce del 20%) quanto l’Europa (che è in calo dell’1% ma pesa il 28% del totale fatturato). Anche l’utile è salito, raggiungendo 2,26 dollari per azione, mentre gli analisti prevedevano 2,16 dollari. La società ha aggiornato le stime per l’intero esercizio 2018/2019 con un fatturato in linea con il precedente o con un lieve aumento a cambi costanti. La società ha dichiarato che la diminuzione delle promozioni e degli sconti e i social hanno contribuito ai risultati, ma ha messo in guardia che l’aumento delle tasse e dei costi di trasporto peseranno sul margine lordo nei prossimi due trimestri. Anche per questo motivo (e per un inventario salito del 15%) stamattina il titolo è sceso alla Borsa di New York. Il futuro del brand dipende dai risultati del piano quinquennale varato lo scorso giugno. (mv)

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