Hermès paga caro il ritorno in Francia: aumentano i costi e il ceo Dumàs annuncia il rialzo del 3% dei cartellini

Aumenta la presenza produttiva in Francia. Aumentano gli addetti in patria. Ma crescono anche i costi, e per questo ci sarà bisogno di alzare i cartellini dei prodotti negli store. Lo scorso 20 marzo la presentazione dei dati definitivi di bilancio di Hermès è stato un tripudio di segni +: la griffe ha potuto confermare un giro d’affari nel 2019 di circa 6 miliardi, cioè il +10% su base annua.
Gli addetti
La maison ha aggiornato il pubblico anche sul programma di reshoring in corso, ovvero sul piano di aperture di pelletterie nel territorio dell’Esagono che ha già visto aumentare il capitale di siti produttivi della griffe e che contempla nuove aperture da qui al 2020. Nel 2018 le nuove assunzioni sono state oltre 800, di cui 500 in Francia. Mentre nel 2014 la forza lavoro di Hermès era di 11.700 addetti, oggi il totale è arrivato a 14.200, di cui 8.800 a Parigi e dintorni.
I costi
Come riporta il Financial Times, Axel Dumas, ceo di Hermès, ha riconosciuto che all’incremento del numero degli addetti e allo spostamento del baricentro in Francia, cui si somma l’aumento delle materie prime, è conseguita, nell’ultimo anno, la crescita complessiva dei costi di produzione. Troppo. La griffe, per compensare il dato, procederà al ritocco dei cartellini del 3%. Il ritorno in Francia lo paga il cliente.

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