Più lusso made in France: un rischio per la manifattura italiana?

Più lusso made in France: un rischio per la manifattura italiana?

È sotto gli occhi di tutti. E non passa giorno che diventi più evidente. Le griffe francesi del lusso stanno investendo milioni e milioni di euro per aumentare la loro capacità produttiva. Lo fanno solo in Italia. Ma alcune di esse lo stanno facendo in modo sistematico e strutturale in patria. Aprendo nuovi laboratori da “centinaia di addetti”. Invitando i loro terzisti ad ampliare gli stabilimenti. E gli addetti ai lavori iniziano a discutere su quanto tutto ciò possa, a lungo termine, nascondere un’insidia profonda. Quindi: più lusso made in France è un rischio per la manifattura italiana?

Responsabilità civica

Il made in France sta riprendendo vigore, anche grazie al sostegno del Governo. L’Eliseo ha capito quanto sia importante valorizzare il know how nazionale del settore e offrire nuove opportunità di lavoro. “Abbiamo una responsabilità civica di produrre in Francia – ha detto il CEO di Louis Vuitton, Michael Burke -. Se lasciamo che l’artigianato se ne vada, anche in luoghi vicini come l’Italia, è inevitabile che venga seguito dalle menti creative del settore”.

L’analisi di Business of Fashion

“Quando spendi 10.000 dollari per una Hermès Birkin, ti aspetti che sia made in France” sintetizza l’analista Mario Ortelli su Business of Fashion. Non solo. Molti consumatori, che ora potrebbero tranquillamente acquistarla online, preferiscono andare a Parigi per “vivere personalmente un’affascinante esperienza di acquisto”. Secondo BoF, la produzione in Francia presenterebbe un carattere di sostenibilità legato al suo essere (quasi) a chilometro zero, facendosi carico dei relativi costi del lavoro e della formazione. Altri aspetti sono velocità e flessibilità. Non solo. Il portale ritiene che per le griffe francesi produrre “in casa” permette “una più alta velocità di immissione sul mercato dei prodotti, rendendo più difficile la concorrenza per i marchi internazionali”. Secondo Guillaume de Seynes, vicepresidente esecutivo della divisione manifatturiera di Hermès, griffe che produce l’80% dei suoi prodotti in Francia: “La produzione locale consente anche una maggiore reattività quando si tratta di lanciare collezioni”. Per esempio, scrive BoF, “ad alcune borse Louis Vuitton occorrono solo due settimane per passare dalla produzione alla consegna in negozio”.

Il sostegno dell’Eliseo

Nel gennaio 2019 la moda francese ha siglato un accordo con l’Eliseo che prevede una serie di misure per sostenere il settore. A novembre 2019 è stata lanciata la campagna di assunzioni “Savoir Pour Faire”. Obiettivo: soddisfare tutto o in parte il fabbisogno di 10.000 lavoratori necessari ogni anno al settore transalpino del lusso.

Per esempio, RésoCUIR

Il rinnovato slancio della manifattura pellettiera francese è dimostrato da vari e recenti esempi. Uno riguarda la regione della Nuova Aquitania, che si è dotata di una filiera sotto l’etichetta RésoCUIR. È un marchio (come racconta Le Parisien) che rappresenta tutti i settori della pelle: dall’allevamento del bestiame alla produzione di borse o accessori. Riunisce concerie, sellerie, guanti e società associate che forniscono attrezzature e strumenti. Il settore conta oltre un centinaio di aziende e genera circa 4.000 posti di lavoro. Da notare: dal 2012 al 2017, le buste paga di chi lavora in questa filiera sono cresciute del 42%. (mv)

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