Confindustria Moda: persi 25 miliardi nel 2020, preoccupa il 2021

Confindustria Moda: persi 25 miliardi nel 2020, preoccupa il 2021

“Per il 2021, pur in uno scenario in lento miglioramento, restiamo preoccupati per una ripresa che non sarà visibile prima della seconda parte dell’anno”. Sono parole di Cirillo Marcolin (citate da ANSA), presidente di Confindustria Moda, che confermano come ci sia poco da scommettere su un’imminente ripresa. Anche se, come spiegato durante una conferenza stampa online, dal quarto trimestre 2020 si è innescato un trend di contenimento di perdite che lo scorso anno, per la filiera italiana della moda, sono state esorbitanti: 25 miliardi di euro.

Persi 25 miliardi

L’industria italiana della moda, nel 2020, ha perso 25 miliardi di euro rispetto a quanto fatturato nel 2019. Si tratta di un arretramento del 26%. “Un calo importante – continua Marcolin (nella foto) – che fotografa una situazione drammatica, nonostante una ripresa nel quarto trimestre”. A fine 2020, infatti, “le imprese, anche piccole e medie, pur se meno dei grandi gruppi, hanno mostrato relativa dinamicità, tanto che in 10 mesi la bilancia dei pagamenti raggiunge comunque i 17,4 miliardi”. Ora, dice Marcolin, “dobbiamo perciò essere in grado di tutelare e di arricchire il know-how del Paese nel settore, potenziando la filiera e proteggendo l’occupabilità dei lavoratori. Solo così torneremo più forti di prima”.

Il primo trimestre 2021

Nei “primi mesi del 2021 si registra un trend simile a quello del trimestre precedente, con un calo del fatturato del -18,4%”. La nota meno negativa è che si è verificata “una contrazione delle perdite che continuerà”. Un’indagine del Centro Studi Confidustria Moda, infatti, conferma che (su un campione di oltre 300 aziende italiane), “anche per il secondo trimestre 2021 è attesa un’attenuazione della flessione, con un calo previsto di circa il 10%”. Ma quando si potrà parlare di “ripresa”? Secondo Confindustria Moda, “il vero e proprio recupero è previsto a partire dal terzo trimestre del 2021 con una decisa accelerazione nel quarto”. Il tutto, ovviamente, “nell’ipotesi di un’avanzata diffusione del piano vaccinale con un progressivo ritorno a livelli di attività pre-Covid nel corso del 2022”.

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