La moda oltre il lockdown: tutelare pelle e filiere “è un dovere”

La moda oltre il lockdown: tutelare pelle e filiere “è un dovere”

C’è un fil rouge che collega, nei tormentati giorni della pandemia di Coronavirus, personalità altrimenti distanti, come il governatore Luca Zaia e la giornalista Anna Wintour. È la consapevolezza che è tempo di accompagnare la moda oltre il lockdown. L’idea è che sia responsabilità di tutti tutelare le filiere. Zaia è il governatore del Veneto, regione che ospita brand, distretti calzaturieri e conciari. Wintour è la direttrice di Vogue America. Ruoli tanto diversi, ma visioni molto vicine.

La moda oltre il lockdown

La realtà dice che il lockdown non esiste più, quindi bisogna investire per rimettere in sicurezza i cittadini. La Fase 2, ci piaccia o no, è già iniziata. In questo mese ci giochiamo il nostro futuro”. Nel corso della conferenza stampa presso la sede della Protezione Civile di Marghera, Zaia (primo a destra) ha spiegato come lui, da amministratore, stia già lavorando per permettere alle imprese di tornare alle attività. “Come abbiamo fatto una chiusura graduale, ora dobbiamo riaprire allo stesso modo – sono le parole riprese dall’agenzia AGI –. Non possiamo aspettare di riaprire fino a quando l’ultimo contagiato sarà negativo. Perderemmo per strada molte imprese”. La sopravvivenza delle aziende è un tema fondamentale. “Di aziende che mi chiamano ce ne sono a centinaia. Tutti portano la stessa istanza: la necessità di aprire per non morire – è la testimonianza del governatore veneto –. Il settore della moda soprattutto. Ho parlato con Renzo Rosso, Marzotto e altri. Dicono che se non riaprono perdono la collezione invernale, mentre i loro competitor arriveranno puntuali come sempre. I conciari, e da noi concia significa lusso, ci dicono che hanno le pelli in lavorazione: lasciarle lì significa buttarle via”.

L’esempio italiano

È chiaro che per sopravvivere alla tempesta il made in Italy avrà bisogno, riconosce Wintour (seconda da sinistra nella foto), “anche del supporto del governo: sarà non solo un investimento necessario per il presente, bensì una visione prudente del futuro”. Già, perché la direttrice di Vogue America, parlando con il Corriere della Sera, sostiene che la moda italiana può ancora avere un ruolo da leader, anche nel panorama post-Covid. “Dopo questa crisi la moda dovrà essere più speciale e meno usa e getta – afferma –. L’Italia, con la sua incredibile attenzione all’artigianalità e all’innovazione del design, mostrerà la via. L’Italia ha capito per prima che per avere successo nella moda bisogna essere locali e globali”.

Quello che cambierà

Il lusso non tornerà quello che era prima, ma dovrà trovare nuovi equilibri. Lo hanno presagito Giorgio Armani e Brunello Cucinelli, lo ha spiegato Wintour, lo sostiene anche Carlo Capasa (terzo da sinistra nella foto). “Ci siamo fatti ubriacare dalla frenesia del consumo e delle collezioni ogni otto settimane, che poi restavano a prezzo pieno per poco e finivano nel canale a ribasso – dice a Italia Oggi il presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana –. Dobbiamo iniziare ad avere una visione slow e di qualità, produrre meno e consumare meglio”. È in corso, insomma, “un cambiamento culturale”: “Tutti noi stiamo ripensando il quotidiano e i consumi – continua Capasa –. La moda li deve anticipare e interpretare. Ma comunque ricominciando a progettare”. C’è una data oltre la quale non si può proprio andare con il lockdown: “Il 20 aprile”. L’alternativa, lascia intendere Capasa, è condannare le aziende italiane all’irrilevanza.

Il senso del dovere

François-Henri Pinault, presidente e CEO di Kering (primo da sinistra), non può nascondere quanto l’Italia sia importante per lui. Non solo perché il brand ammiraglio della sua holding è Gucci. Ma perché nel Belpaese operano buona parte delle aziende e degli artigiani che rendono possibile la qualità dei prodotti del gruppo. “Piccole aziende che rappresentano il cuore dell’eccellenza del made in Italy – afferma Pinault al CorrSera –. Abbiamo il dovere di proteggerle per la loro sopravvivenza e per quella del settore. Le attività di prototipia devono essere riavviate adesso, altrimenti la filiera sarà paralizzata per il resto del 2020”.

 

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