Questa volta i cow vigilantes hanno superato il segno. Sono anni, da quando il partito ultra-nazionalista BJP si è assicurato il governo di Nuova Delhi e di stati chiave come l’Uttar Pradesh, che le milizie di “protettori delle sacre vacche” si fanno giustizia da soli, spesso a discapito degli operatori (per lo più dalit o musulmani impiegati nella filiera carne-pelle). Mai, però, avevano ucciso un pubblico ufficiale. È quanto successo a Bulandhahr, villaggio rurale dello stesso Uttar Pradesh, dove lo scorso 3 dicembre il rinvenimento delle carcasse di oltre 20 bovini macellati (cosa proibita per legge) ha scatenato tumulti di piazza. È nel corso dei disordini che i cow vigilantes hanno aperto il fuoco uccidendo, riporta CNN, un ispettore di polizia e un civile. Le autorità hanno operato già 3 arresti e cercano altre 24 persone, responsabili a vario titolo della giornata di sangue e caos. È sempre più complessa l’attività del leather cluster nel Paese asiatico. Le 296 concerie di Kanpur sono state costrette alla chiusura trimestrale per consentire il pellegrinaggio rituale al Gange. Brutte notizie anche dallo stato del Gujarat. La stampa locale riporta che le analisi delle acque del fiume Sabarmati condotte dalle autorità rilevano livelli di inquinamento ben superiori ai limiti di legge. Tra le attività industriali ritenute responsabili del problema compare anche la concia. Un tipo di premessa cui solitamente le amministrazioni non fanno seguire iniziative esemplari. (foto da asianews.it)
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