Baccani: “Non stiamo facendo niente per il made in Italy”

Baccani (B&G): “Non stiamo facendo niente per il made in Italy”

Il made in Italy perde di valore? “E noi non stiamo facendo niente. È sconfortante”. Franco Baccani, presidente dell’Alta Scuola di Pelletteria Italiana di Scandicci, è “rimasto sconvolto” dall’esito della ricerca degli studenti del Mafed, master di SDA Bocconi. Dal report, cioè, secondo il quale il marchio made in Italy non rappresenta più una garanzia di qualità per i giovani consumatori europei. “Per me che ho combattuto una vita per valorizzare il made in Italy, leggere questo risultato mi ha lasciato nello sconforto – dice –. Tardiamo a prendere coscienza che il mercato sta cambiando e i consumatori sono sempre più preparati sui prodotto e sul rapporto prezzo/qualità”.

Come si è arrivati a questo punto?
Il made in Italy è un plus che abbiamo conquistato grazie a determinate condizioni: creatività, modo di vivere, garanzia di qualità dell’Italia. È logico che quando non si fanno politiche di sistema a favore di un brand come il made in Italy, queste condizioni decadono. Ci si è concentrati sulla valorizzazione del branding, non sulla valorizzazione del sistema. Non si sono tutelati i valori del made in Italy.

Cosa si poteva fare?
Servivano politiche mirate sulle responsabilità etico-sociale e sulla tracciabilità dei prodotti. Non si è capaci di gestire la questione della contraffazione, dove la moda è più esposta. I dati del fake in Italia si aggirano sui 7 miliardi di euro. E adesso tutte queste mancanze le paghiamo, a spese di tutti i settori.

Quali sono le conseguenze dell’indebolimento del made in Italy?
Tutti ci hanno sempre invidiato il brand made in Italy. Perderlo significa svilire un vantaggio per tutto il Paese. Questo mi rende molto triste.

Il prodotto italiano non vale più quanto prima?
Non c’è più la garanzia di una tracciabilità sicura del prodotto. Il Paese sta perdendo l’immagine di garanzia di qualità. La politica è contro la rendita in questo momento? Ma di cosa ha vissuto finora? Queste si chiamano regole di mercato e la politica non le può gestire.

“Non stiamo facendo niente”

Qualcuno ha provato a portare in Europa proposte per la tutela del made in Italy?
Tutti ci hanno provato a rilanciare il made in Italy, ma senza lungimiranza e perseveranza. Purtroppo si tratta di politiche che non danno risultati immediati. Quindi non è facile trovare chi ci investe e ci crede a livello politico. Oltre all’evoluzione del mercato del consumo, sarebbe l’ora di tutelare un asset intangibile, ma imprescindibile. Industria e politica dovrebbero lavorare insieme in questa direzione.

 

 

Cosa potremo fare?
Cerchiamo di riportare al centro la nostra identità. Non diventiamo una manodopera per i brand del lusso, che sono quasi tutti francesi. Creiamo valore per noi stessi, così sennò lo creiamo solo per gli altri. Macron in Francia ha investito con politiche di reshoring, per aumentare il PIL del Paese. E noi non stiamo facendo niente, è sconfortante.

E gli imprenditori?
Tutto questo non giova agli imprenditori. Siamo andati a insegnare a fare le scarpe a tutto il mondo e poi ci lamentiamo… Così ci si fa del male da soli. (mvg)

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