Le borse di Arcadia, la pelle e il loro salto in alto qualitativo

Le borse di Arcadia, la pelle e il loro salto in alto qualitativo

Il salto in alto di Arcadia. Il marchio di pelletteria di Corropoli (Teramo) ha intrapreso un processo evolutivo del prodotto e l’azienda sta puntando su digitalecomunicazione e qualità. L’azienda nasce nel 1975 da un’idea di Tonino Tondi e dei figli Pasquale e Sergio che nel 1990 fondano il brand Arcadia dove oggi, come responsabile comunicazione e marketing c’è il figlio di Pasquale, Alessandro Tondi, 39 anni (nella foto), che rappresenta la terza generazione.

L’effetto della pandemia

Qual era la situazione per Arcadia prima della pandemia?

Da qualche anno l’andamento aziendale era piuttosto stabile e ci stavamo difendendo bene nonostante il calo del mercato russo degli ultimi anni, compensato però da un sensibile incremento negli USA, nostro mercato di riferimento.

Quale impatto ha avuto Covid?

Il fatturato è calato intorno al 35%, in linea con i dati delle imprese del settore. Stiamo cercando di recuperare i livelli del 2019. Attualmente il lavoro c’è e quindi ad agosto non ci fermeremo, saremo pienamente operativi. Credo che il ripristino ai livelli pre-pandemia sia solo una questione di tempo, i segnali sono molto incoraggianti.

L’effetto del digitale

Tutto questo dissesto ha determinato qualche effetto positivo?

A livello di mentalità la pandemia ci ha trasformato, in particolare sotto l’aspetto digitale. Avevamo l’e-commerce già da 7 anni, ma non gli avevamo mai attribuito quell’importanza che, invece, la pandemia gli ha conferito. Nel 2019 ci abbiamo investito e oggi ci troviamo con un incremento delle vendite del 200% rispetto a due anni fa. E abbiamo realizzato un sito dedicato al canale B2B che in appena due stagioni è cresciuto del 50%.

Quindi non è così vero che le borse devono essere toccate con mano?

I consumatori finali erano già abituati a comprare online borse da 2.000 euro. Mano mano che passa il tempo questa abitudine all’acquisto digitale si trasferirà anche ai buyer. Forse non quelli che lavorano per grandi catene, ma quelli più piccoli sì. Se vogliono restare sul mercato devono necessariamente entrare nella mentalità digitale, anche per risparmiare tempo e denaro. Alcuni clienti hanno già fatto questa transizione altri invece sono più restii, soprattutto quelli meno “tecnologici” e senza un ricambio generazionale.

L’identità di Arcadia

Che pelletteria è Arcadia?

Nel 1975 lavoravamo esclusivamente conto terzi. Attualmente i ricavi provenienti dal lavoro per altri marchi rappresentano al massimo il 10% del fatturato. La quota export di Arcadia è superiore al 90%. Abbiamo una ventina di dipendenti.

Perché le vendite in Italia sono così limitate?

In Italia il brand è determinante. I consumatori non spendono per comprare un prodotto poco conosciuto anche se made in Italy e con un buon rapporto qualità\prezzo, preferiscono piuttosto sborsare la stessa cifra o qualcosa in più per avere un prodotto griffato.

È la conseguenza della polarizzazione del mercato?

Fortunatamente Europa e, soprattutto, USA apprezzano il made in Italy e sono disposti a pagare determinate cifre (intorno a 400 euro) anche per brand non conosciutissimi.

Salto in alto

Arcadia su che segmento si posiziona?

Rispetto a un paio di anni fa abbiamo deciso di fare un salto di qualità per posizionarci nel segmento premium. Abbiamo impresso alla produzione un cambiamento deciso, dallo stile alla scelta dei materiali fino alla distribuzione. E questa scelta ci sta premiando.

Perché avete fatto questo salto in alto qualitativo?

Perché la fascia in cui eravamo posizionati era troppo affollata. C’era una guerra al prezzo e saremmo stati perdenti rispetto a produzioni estere. I consumatori di questa fascia sono attratti solo dal prezzo e non dal prodotto.

Quali prospettive avete?

Credo nel nostro progetto di posizionamento più elevato che darà i suoi frutti da qui a 3-4 anni. Le premesse sono buone. Investiremo nella presenza nei saloni, nel digitale, nella comunicazione e per migliorare sempre di più la collezione.

Solo pelle italiana

Produzione made in Italy e solo pellami italiani?

S, è tutta realizzata in quest’area e le pelli sono tutte italiane.

Materiali alternativi?

Viviamo un periodo in cui tutti dicono di fare cose sostenibili, ma spesso, quando vai ad esaminarle più da vicino, ti accorgi che di sostenibile c’è ben poco. La sostenibilità è un concetto che parte a monte e deve coinvolgere l’intera filiera, non può essere presente solo sul prodotto finale. (mv)

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