Da Milano e Roma, shopping street sempre più polarizzate

Da Milano e Roma, shopping street sempre più polarizzate

Sempre più polarizzate. Sono le shopping street italiane dopo lo shock pandemico del 2020 e le sue ancora attuali contingenze. In altre parole, come spiega Il Sole 24 Ore, alcune vie del superlusso restano ambite, mentre altre (orientate a un lusso più accessibile) risentono pesantemente della crisi. Per esempio: a Milano via della Spiga e corso Como sono in difficoltà. Ma, nonostante tutto, non lo è via Montenapoleone. Mentre anche in corso Buenos Aires, corso Vittorio Emanuele e via Torino spicca una serie di spazi vuoti. E così a Roma dove, in via dei Condotti, un locale può restare senza affittuario anche un paio di mesi. “Pochi” in confronto ai 4 mesi di spazi sfitti che si possono trovare in piazza di Spagna e via del Corso.

Sempre più polarizzate

Le vie del superlusso stanno resistendo meglio alla crisi dei consumi scatenata da Covid. Dove il lusso non è così estremo, invece, mancano la domanda e quella vivacità che garantiva il continuo e veloce ricambio di insegne. Al punto che, come scrive Il Sole 24 Ore, i proprietari delle vetrine che si affacciano su queste vie di minor appeal, sono disposti a concedere un taglio dell’affitto fino al 30% per i primi 2-3 anni del contratto pur di vedere il proprio locale aperto. Un caso significativo, sottolinea il quotidiano, è quello di via della Spiga a Milano, che accoglie brand del lusso accessibile. Risultato: 17 i negozi chiusi. In programma, però, c’è l’apertura di Polo Ralph Lauren e la riqualificazione di Hines. “Ci sono vie che negli anni hanno visto una scarsa rotazione dei brand – dice Eugenio Amato di Edares –. Qui i morsi della crisi si sono sentiti. Un esempio è via della Spiga a Milano, percepita da molti come la via del lusso accessibile, proprio oggi che la distinzione tra lusso e mass market diventa sempre più netta”.

Anche a Roma

Stesso discorso per Roma. In piazza di Spagna, per esempio, Moncler amplia la boutique, mentre Dior avrebbe affittato la palazzina che ospita la propria insegna e Ermanno Scervino dovrebbe aprire il punto vendita. Nelle aree più periferiche, viceversa, i proprietari fanno più fatica a mantenere gli spazi affittati allo stesso canone di locazione. Per superare la crisi, una modalità che sta prendendo sempre più piede è quella del temporary shop. Una possibilità esplorata “anche da aziende che prima non lo avevano mai considerato” afferma Andrea Di Cave, partner di Edares. Un caso, molto distante dal lusso, ma significativo di questo trend: Decathlon in via del Corso a Roma. (mv)

Foto Imagoeconomica: Milano, corso Vittorio Emanuele

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