Milano esce dalla zona rossa, ma il retail ha poco da festeggiare

Milano esce dalla zona rossa, ma il retail ha poco da festeggiare

Le immagini delle vie meneghine dello shopping affollate di gente hanno fatto parlare. Per quanti vi hanno riconosciuto l’entusiasmo della Milano che esce dalla zona rossa, molte più persone vi hanno visto una grossa imprudenza. Cambiamo la prospettiva e immedesimiamoci nei negozianti che quella gente la osservava da dietro le vetrine. Nel generale clima di festa per il retail pare ci fosse poco da festeggiare. Il passaggio della Lombardia in zona arancione consente di riprendere le attività durante la stagione natalizia, certo. Ma le testimonianza dal centro e dalla periferia dicono che non c’è stato botto nella ripartenza del retail. L’unico segnale positivo, per così dire, viene dal mercato immobiliare. I canoni rimangono alti perché i proprietari credono nella ripartenza.

Esce dalla zona rossa

A proposito delle testimonianze, quella di Guglielmo Miani spiega quanto al Quadrilatero della Moda manchino gli stranieri. “Lo scontrino medio della nostra zona è di 2.200 euro, questa la spesa di un turista che arriva dall’estero – dice al CorrSera il presidente di MonteNapoleone district –. Con il pubblico italiano siamo intorno ai 1.000 euro, contro i 400 circa di Rinascente o della Galleria”. Incassi lauti, che non risolvono tutti i problemi. “Si tratta di cifre importanti che hanno come contrappeso gli affitti molto alti – continua Miani –. Qui il problema non sono i ristori rispetto al venduto: oltre al credito d’imposta calcolato sui canoni, sarebbe necessaria una sorta di risarcimento sugli affitti pagati nei mesi in cui gli affari si sono azzerati”.

Non va meglio in periferia

Se il centro di Milano rimane orfano dei migliori clienti, non va meglio in periferia. Qui non si possono neanche illudere con la folla di gitanti e curiosi: le strade rimangono vuote. “I commercianti di Lorenteggio sono scoraggiati – ammette con CorrSera Gaetano Bianchi, presidente di AsCoLoren –. Sabato c’era un misto di agitazione e speranza nel rifare le vetrine. Lunedì pomeriggio tutti sono rimasti chiusi, passa una persona ogni mezz’ora”.

Il segnale immobiliare

Il passaggio della Lombardia in zona arancione, dicevamo, è una buona notizia solo se contestualizzata nell’anno della pandemia. Il coronavirus ha già lasciato un segno profondo nel tessuto commerciale del capoluogo. “Basta passeggiare per Milano per accorgersi che circa una serranda su tre è abbassata – commenta con MFF Gianluca Sinisi di Engel & Völkers –. Nonostante le difficoltà, al momento non apprezziamo variazioni significative nei canoni a regime”. Nella resilienza degli affitti, spiega il consulente, si può intravedere un segnale positivo. “La prerogativa delle proprietà dei negozi rimane quella di non decapitalizzare l’asset posseduto, cioè di mantenere invariato il valore dell’immobile”. Bene, i proprietari immobiliari oppongono tanta resistenza all’idea di abbassare l’affitto: la strategia “avrebbe poco senso”, chiosa Sensini, se non fosse che “nel lungo periodo l’aspettativa è un mercato in ripresa”. Speriamo che abbiano ragione gli immobiliaristi nel credere in una svolta.

Foto Imagoeconomica

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