Il boom della solidarietà della moda: dai big alle realtà artigiane

Il boom della solidarietà della moda: dai big alle realtà artigiane

Il boom della solidarietà è a tutti i livelli. Non si contano le riconversioni delle aziende del settore moda/pelle, che si sono mosse per dare il loro contributo nell’emergenza sanitaria Covid-19. Insieme all’annuncio di Saint Laurent e Balenciaga, che produrranno maschere per alleviare la carenza di dispositivi di protezione, anche Kering ha comunicato che rifornirà il servizio sanitario francese di 3 milioni di maschere chirurgiche. Gucci, dal suo canto, realizzerà e donerà 1,1 miloni di maschere e 55.000 tute mediche in Italia. Al loro fianco anche Scervino: ha coinvolto le sue sarte che produrranno mascherine, camici e cuffie direttamente da casa. Ma non sono solo i big a dimostrare altruismo, c’è una rete di piccole e medie imprese che in tutta Italia si stanno dando da fare per rendersi utili in questo momento di necessità.

Il boom della solidarietà

Già a casa per precauzione, tutte le sarte di Ermanno Scervino hanno risposto all’appello con un gesto di volontariato: cucire mascherine, camici e cuffie da destinare agli operatori sanitari. La maison fiorentina ha avviato la produzione grazie alle aziende di Prato che ogni giorno portano a casa delle sarte pezze di TNT, elastici e ferretti. “Questa è la bella Italia – ha commentato il CEO, Toni Scervino –: mi commuovo a dirlo”.

Le pelletterie

Pellemoda, azienda empolese di capi in pelle e tessuto per i brand del lusso, a partire dal 23 marzo ha deciso di riconvertire una parte della produzione alla realizzazione di 100.000 mascherine protettive. L’azienda si impegna a realizzare anche camici protettivi. “Molta di questa produzione la doneremo in beneficenza ad enti e associazioni del territorio – hanno spiegato Azzurra e Giampaolo Morelli –, come il Comune di Empoli, l’Ospedale S. Giuseppe e la Protezione Civile di Empoli, solo per citarne alcuni”. Dalla Toscana alle Marche: in provincia di Macerata, a Corridonia, la pelletteria ArtPelle ha convertito temporaneamente la produzione per realizzare le mascherine protettive. L’obiettivo è di produrre 12.500 usa e getta al giorno della prima fascia protettiva (FFPI). “Inizieremo la distribuzione non appena ottenuto il nulla osta dall’Istituto Superiore di Sanità”, annunciano i titolari.

Calzaturifici Fabi e Luzzi

La produzione di mascherine è il progetto al quale si sono dedicati sia il calzaturificio toscano Luzzi, sia quello marchigiano Fabi. Entrambe le aziende hanno deciso di destinare il lavoro di alcune delle loro orlatrici alla realizzazione di mascherine per prevenire il contagio da Covid-19. Fabi donerà i primi dispositivi di sicurezza creati al suo comune di Monte Vidon Combatte, in provincia di Fermo. Il calzaturificio Luzzi di Montevarchi, in provincia di Arezzo, ha deciso di progettare e convertire parzialmente la sua produzione per cucire mascherine che, in parte, saranno devolute all’ospedale della Gruccia di Montevarchi. Al momento i Dpi sono in attesa di certificazione.

 

 

In cerca di TNT

Enjoy Italia Clothing Brand, azienda di Solofra che produce giubbotti in pelle, si mette a disposizione per produrre mascherine, ma è sfornita del materiale adatto. “Abbiamo dato la disponibilità con i dipendenti di cucire le mascherine per donarle ai cittadini, ma non troviamo materiale TNT. La nostra disponibilità c’è”. Come loro, anche una pelletteria di Campobasso specializzata in articoli di lusso per cacciatori, è pronta a trasformarsi in fabbrica di mascherine. “Ci appelliamo alle istituzioni e ai grandi imprenditori affinché facciano richiesta di materiale specifico per produrre le mascherine certificate”, ha dichiarato il titolare Fernando Pio Tomba alla testata online primonumero.it. La pelletteria ha avviato una raccolta: l’azienda Michele Letizia ha donato centinaia di metri di elastici e Mic Manifattura Italiana Cucirini si è offerta per rifornire di filo da cucire.

Giovani imprenditori di Trani

L’obiettivo del settore industriale tranese, fortemente improntato al settore tessile e calzaturiero, è quello di rendere la città di Trani indipendente per l’approvvigionamento di mascherine. Questo sarà possibile grazie alla riconversione delle produzioni industriali per la realizzazione di Dpi, come le mascherine cosiddette “chirurgiche”. Per questo gli imprenditori tranesi si sono messi in contatto con il Politecnico di Bari per la realizzazione di Dpi che rispettino tutti gli standard di qualità. Sulla pagina Facebook “Mascherine di Puglia” saranno segnalati i rivenditori di queste mascherine per renderle più facilmente reperibili. (art/mvg)

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