La matrioska dei no: la gabbia dove la moda ha deciso di chiudersi

La matrioska dei no: la gabbia dove la moda ha deciso di chiudersi

È il nostro mondo, ci viviamo tutti i giorni. Ci siamo talmente abituati da non poterci dire più sorpresi. La pelliccia, il diesel, la pelle, la plastica. È la matrioska dei no. La gabbia di paletti etici dove la società, e con lei la moda, ha deciso di rinchiudersi. Uno spazio claustrofobico e senza orizzonti nel quale l’industria con la sua complessità di relazioni tra monte e valle della filiera, ha l’ingrato compito di far quadrare gli slogan coi conti.

La matrioska dei no
La mentalità dei no si struttura come una matrioska, dicevamo: uno ne contiene tanti altri. Il fashion system conosce i suoi, e molti hanno a che fare con i materiali di origine animale. Sulla pelliccia ormai c’è poco da aggiungere: si è lasciato che un problema relativo all’etica personale di alcuni diventasse la morale da imporre a tutti. Ma anche per la pelle c’è chi propone no draconiani: chiedere a Stella McCartney e a PETA. La loro proposta è di sostituire tutto, in nome della sostenibilità, con nuovi materiali biobased: senza sapere quale sarà l’impatto (energia, chimica, acqua, per fare i soliti esempi) della produzione utile a vestire 7 miliardi di persone di materiali fin qui fabbricati in proporzioni infinitesimali.

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Immagini da Shutterstock

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