Rispondere con i fatti alle chiacchiere dei materiali vegani

Rispondere con i fatti alle chiacchiere dei materiali vegani

Cotance, la sigla europea che rappresenta le associazioni nazionali della concia, si è presa la briga di scrivere a Carmen Hijosa. Non tanto perché l’imprenditrice spagnola, fondatrice di Piñatex, risulti tra i finalisti dell’European Inventor Award 2021. Ma perché continua a promuovere il suo prodotto con il tipo di chiacchiere che tanto piace a chi sponsorizza i materiali vegani. Con propaganda retriva, cioè, che getta discredito sulla pelle e non è fedele ai fatti. “I conciatori europei si rammaricano profondamente del fatto che Hijosa diffonda calunnie sull’industria conciaria – si legge nella lettera aperta di Cotance –, diffamando un settore economico che crea ricchezza e posti di lavoro in modo sostenibile in molti paesi del mondo”.

Le chiacchiere dei materiali vegani

Già, perché Hijosa ancora nel contesto dell’European Inventor Award ribadisce che si è dedicata alla sua creatura dopo aver appreso nelle Filippine (si badi al dettaglio) quanto sia inquinante e dannosa la filiera della pelle. Cotance non solo ribadisce che la pelle è un materiale circolare, in quanto recupero di uno scarto della zootecnia, che investe nella sostenibilità. Ma ha gioco facile e piegare contro Piñatex, che trasforma le foglie dell’ananas in un tessuto, la stessa retorica vegana. “Le informazioni reperibili online indicano che l’impatto ambientale delle piantagioni di ananas sono quelli delle monocolture dove si usano pesticidi, erbicidi e fertilizzanti – recita la nota –. In termini di consumo del suolo, si apprende che l’estensione dell’area produttiva dell’ananas va irrimediabilmente a discapito della foresta pluviale tropicale, della biodiversità e delle acque pulite per l’uso umano”.

 

 

Il materiale e l’Europa

Ok, Hijosa presenta il suo materiale come alternativo alla pelle perché di pari qualità della pelle. È così? “Piñatex è stato recentemente analizzato dall’istituto FILK in un articolo scientifico – risponde Cotance –. Ha una resistenza alla trazione inferiore rispetto alla pelle e un indice di traspirabilità peggiore. FILK ha trovato al suo interno anche il plastificante DIBP (diisobutiliftalato, ndr) potenzialmente dannoso”. Ecco, Cotance non lesina critiche anche alle istituzioni comunitarie. Il premio European Inventor Award è organizzato da European Patent Office, cioè l’ufficio europeo dei brevetti. Nessuno si è preso la briga di verificare i contenuti prodotti dai finalisti?

Non finisce qui

Di nuovi materiali vegani, si sa, ne spuntano quasi a ritmo quotidiano. Anche con un certo sciovinismo territoriale. In Argentina, ad esempio, la yerba mate (una sorta di thè) è la bevanda nazionale. Tant’è che l’argentina Veronica Bergottini propone “un cuero” alternativo derivato proprio dalla yerba mate. Adriana Santonocito, invece, è siciliana: quindi nella sua Ohoskin gli ingredienti principali sono il cactus e l’arancia. Abbiamo già avuto modo di conoscerla di recente per la sua retorica anti-conciaria molto aggressiva. Dal palco della Fashion Tech Week è tornata alla carica. Del suo materiale c’è bisogno perché la concia “è tra i settori più inquinanti del tessile (sic!), ha un impatto devastante sull’ambiente e pone la questione etica degli animali”. Mai abbassare la guardia contro le chiacchiere: rispondere coi fatti.

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