Michele Matteoli: lavoriamo per essere pronti alla ripresa

Michele Matteoli: lavoriamo per essere pronti alla ripresa

La necessità (assoluta) di farsi trovare pronti alla ripresa, quando il mercato si sbloccherà. L’importanza di credere in se stessi e in quello che caratterizza l’industria conciaria italiana. Non solo qualità e contenuto moda, quindi. Ma anche sostenibilità (a 360 gradi), circolarità, ricerca e innovazione. Di questo e molto altro ci parla in questa intervista Michele Matteoli, titolare del Cuoificio Otello, presidente del Consorzio Conciatori Ponte a Egola e consigliere UNIC – Concerie Italiane.

Il mercato

Che anno è stato, il 2020 e qual è la sensazione congiunturale attuale?

Credo che, a livello generale, ma anche qui, nel Comprensorio Toscano della pelle, chiuderemo con un 30-40% in meno rispetto al 2019, anno che era già stato in leggera flessione rispetto al precedente. Nelle prime settimane del 2021 si nota che qualcosa inizia a muoversi, ma niente ci permette di fare previsioni realistiche. Tutto sta, soprattutto, a capire l’effetto che avranno nei prossimi mesi le campagne di vaccinazione.

E il cuoio?

Niente di meglio o di peggio rispetto allo stesso trend della pelle in generale. Del resto, durante questa pandemia qualche scarpa sportiva in più è stata comprata. Una scarpa elegante, da uomo o da donna, invece, no, perché non ci sono le occasioni per utilizzarle. Ci dà fiducia osservare che, laddove è consentito, le persone dimostrano di voler tornare a una normalità rassicurante. Il che ci fa pensare che la ripresa, quando avverrà, potrebbe essere più sostenuta di quello che immaginiamo.

Pronti alla ripresa

In che modo la pelle italiana deve farsi trovare pronta?

L’importante è fare quello che facciamo da sempre. Per esempio, ricerca di articoli innovativi e di prodotti sempre più performanti e nuovi. Il tutto, dando in modo costante, maggior importanza al rapporto con la sostenibilità e la circolarità. Cosa che noi conciatori conosciamo benissimo, visto che è da più di vent’anni che, in questa ottica, continuiamo a fare passi da gigante.

Non bisogna smettere di investire, quindi…

Non è semplice farlo, ma è così. E, infatti, tante concerie hanno approfittato di questo momento per programmare e avviare investimenti, favorite anche da finanziamenti, come, per esempio, quelli di Regione Toscana. Bisogna crederci e investire, perché anche questo è un modo per farsi trovare pronti alla ripartenza.

Il cambiamento, le necessità

In che modo è cambiato il modello produttivo in questi ultimi mesi?

Per quello che mi riguarda posso dire che dobbiamo essere sempre più pronti e “immediati” nel rispondere alle richieste del cliente. E, per farlo, occorre avere disponibilità immediata del prodotto, con le spalle coperte sotto il profilo della materia prima. Considerato che, facendo pelle al vegetale, i tempi di produzione sono più lenti, la gestione del magazzino diventa fondamentale.

Cosa serve, oggi, all’industria conciaria italiana?

C’è bisogno di un’Italia che aiuti i propri imprenditori, in modo diretto, per evitare crisi di liquidità.

Continueranno, lungo la filiera, aggregazioni e acquisizioni?

Secondo me: sì. Perché è un percorso valido, iniziato da qualche anno e che si è concretizzato in operazioni importanti. Infatti, si sente parlare di altre trattative in corso. Credo che tutto ciò sia positivo.

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