Questo second hand che piace al lusso e che vale (già) oro

Questo second hand che piace al lusso e che vale (già) oro

Richemont con Watchfinder. Kering con Vestiaire Collective. Gucci e Burberry che approdano su The RealReal. Il lusso investe e dimostra di credere in questo second hand. In altre parole: lo ritiene espressione dell’attenzione verso un lusso più sostenibile. Per questa ragione può attrarre i giovani consumatori, assecondando un cambiamento nelle loro abitudini di acquisto. Filosofia a parte, “l’usato” attira griffe e multinazionali anche per ragioni di business. E che business, visto che, secondo gli analisti di Boston Consulting Group, il second hand vale già tra i 30 e i 40 miliardi di dollari.

Questo second hand che piace al lusso

MF Fashion ha interpellato alcuni analisti per spiegare il comportamento delle griffe rispetto a questo second hand che pare essere diventato un nuovo must commerciale. “I player del lusso hanno storicamente puntato all’e-commerce in ottica omnichannel” dice Emanuela Pettenò (PwC). Obiettivo: “Poter gestire al meglio i propri stock e, in ottica difensiva, per anticipare eventuali mosse di competitor. Più recente, invece, è emersa l’attenzione verso il second hand come espressione dell’attenzione verso modelli di lusso sostenibile. E anche come veicolo per attrarre e conquistare le nuove generazioni di consumatori”. Secondo l’analista è ipotizzabile pensare a nuovi investimenti in partecipazioni e/o acquisizioni. Ma “è prematuro pensare a un controllo del segmento da parte dei big del lusso”. Questo perché “gli e-tailer indipendenti si stanno attrezzando in proprio e anche i fondi di private equity hanno recentemente investito nel settore”.

 

 

Pronti a tutto

“Le grandi aziende come Kering – commenta Luca Solca (Bernstein) – vogliono essere pronte agli sviluppi futuri dell’industria. È un po’ come comprare un biglietto in anticipo per un concerto, che ancora non si sa se verrà confermato”. Solca non pensa che il lusso voglia contrastare lo sviluppo del mercato di seconda mano. Secondo Elena Varese (DLA Piper), “le ragioni che spingono i brand all’acquisto di realtà attive nel second hand sono connesse con il cambiamento di abitudini dei consumatori, ormai spinti dal desiderio di non omologarsi”. Conseguenza: il lusso investe nel second hand per cercare nuovi trend e diversificare. (mv)

Immagine Shutterstock

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