Per Gabriela Hearst la crescita non passa solo dai numeri

Per Gabriela Hearst la crescita non passa solo dai numeri

La crescita di un brand non passa solo dai numeri. La designer Gabriela Hearst racconta in un’intervista al Financial Times i piani per il suo marchio. Un nome del lusso che non guarda solamente al giro d’affari, ma che farà attenzione anche alla propria solidità. Tutto sommato i conti vanno bene. E allora da qui in avanti la stilista guarderà al proprio know-how immaginando un futuro nuovo per la moda dopo CRV.

Non passa solo dai numeri

Hearst ha avviato un processo di crescita del proprio brand di lusso partendo dalla location per le sfilate. Parigi e non New York, casa sua, dove ad ogni modo confessa di voler tornare presto. “Spero di tornare il prossimo anno, ma desideravo nuovi obiettivi e sfide – racconta al quotidiano – e Parigi mi ha dato questo un giorno dopo l’altro”. La Ville Lumière, confessa la stilista uruguayana, rappresentava un sogno. E in questo momento di cambiamento la capitale francese è una sorta di palco da cui guardare oltre.

Un brand con l’anima

Hearst ha presentato la nuova collezione alla settimana della moda parigina. Stivali in pelle scamosciata alti al ginocchio e pantaloni larghi in cashmere e velluto confermano l’attaccamento alle sue origini ricordando i gauchos a cavallo. Questa anima fa la differenza secondo la stilista che ricorda di aver stampato il proprio nome su una t-shirt solo in occasione della campagna elettorale di Joe Biden. “Io credo in un branding fondato sulla qualità” sottolinea. Nonostante la flessione dell’8% che dovrebbero registrare i conti a fine anno, Hearst evidenzia che “stiamo ancora crescendo in maniera organica”. “Non ha a che fare con lo svendere o far esplodere il business – continua – ma con il knowhow. Uno dei miei obiettivi durante la pandemia ha riguardato studiare la Cina”.

La nuova moda

La moda corre ancora veloce ma, come pone in luce il Financial Times, ora la narrazione di questo mondo ruota attorno al concetto di sostenibilità e riduzione dell’impatto ambientale. Due aspetti che Hearst, che fa anche affidamento sul made in Italy, ha calcolato fin dal primo giorno di attività. Oggi ad esempio utilizza cashmere per il 30% riciclato e ha mappato il più possibile la propria catena di fornitori. Una sostenibilità a certi valori che il Covid ha aumentato. (art)

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