Quello che Versace, Coach e Givenchy non hanno capito della Cina

Per il lusso la Cina è un mercato importantissimo, certo, lo dimostrano anche le rivelazioni annuali di Bain & Co. Ma la Repubblica Popolare è anche una piazza più insidiosa. Ne sa qualcosa Dolce & Gabbana, che è in testa alla speciale classifica degli epic fail in terra asiatica, ma molti altri brand sono scivolati tra cui Burberry e Nike, insieme a Prada e Balenciaga.

Ora tocca a Versace
Tra i casi più recenti c’è Versace, che ha messo in vendita una t-shirt nella quale figurano alcune città associate alla nazione di appartenenza. Il capo presenta due errori imperdonabili per i cinesi: Hong Kong e Macao sono stati considerati come Paesi a sé stanti, quando invece sono sotto la giurisdizione dei Pechino. I social del gigante si sono infiammati di indignazione, mentre l’attrice cinese Yang Mi ha messo fine alla collaborazione con Versace, accusando il brand di minacciare l’integrità nazionale. Versace ha ritirato le t-shirt dai negozi, mentre Donatella Versace è corsa ai ripari scusandosi via social network.

Coach e Givenchy
Anche Coach e Givenchy sono incappate in simili problemi di natura geopolitica. Come riporta Fashion Network, Liu Wen, modella testimonial di Coach in Cina, ha scritto su Weibo di aver posto fine alla sua collaborazione con il brand per una t-shirt che indicava Taiwan (di cui Pechino non riconosce l’indipendenza) non come cinese. La stessa questione si è posta per Givenchy: il cantante cinese Jackson Yee ha rotto la sua cooperazione con la casa di moda francese perché ha distribuito una t-shirt che indicava Taiwan e Hong Kong come Paesi indipendenti. (mv)

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