Prada, il modello di management della pelletteria di Scandicci

Il modello di management della pelletteria Prada di Scandicci

Essere un manager millennial. E avere la responsabilità di uno stabilimento di 12.000 metri quadri, che impiega 200 persone e sforna 120.000 borse l’anno. Guido Savy è il direttore della pelletteria di Scandicci di Prada. Come spiega a Vanity Fair, per tenere la barra dritta nel distretto più ricco e competitivo della borsa italiana, ha puntato su un modello di management diffuso, per così dire.

La pelletteria di Scandicci

Un buon manager non è quello che si rende indispensabile, ma l’esatto opposto – afferma Savy–. Paradossalmente, il mio obiettivo è quello di creare una struttura autonoma, che si regga sulle proprie gambe. Qui ci sono solo una decina di impiegati: diventa indispensabile, vitale, trasferire ruoli manageriali anche alle figure tecniche, che devono diventare una rete di tanti piccoli leader. È una legge fisica: se la pressione viene ripartita su una superficie più ampia, automaticamente la si avverte di meno”. Savy non è, per formazione, un dirigente votato all’industria della moda: “Sono ingegnere meccanico, aspiravo a Fiat, o Ferrari – ammette –. Ma questo mondo ha delle complessità che sanno appassionarti. Non è affatto scontato per un uomo”.

 

 

Le sfide del personale

Prada ha un’enormità di mano d’opera interna – continua Savy –, con moltissimi stabilimenti di proprietà. Siamo stati pionieri di questa visione”. Parte del lavoro, dunque, è mantenere il morale della truppa: “Il livello di ossitocina aziendale non deve calare mai”. Non finisce qui: “Ora la vera sfida è mantenere questo know-how, senza creare buchi generazionali nella manodopera – continua –, come è capitato in passato nel distretto della pelletteria”. Ne fa, addirittura, una questione di vanto: “Questi lavori, oggi, hanno sul mercato un valore altissimo. Negli ultimi due anni e mezzo nemmeno un dipendente è passato ai competitor. Posso dirlo che qui si lavora bene?”.

La Academy

La sfida, dicevamo, si pone anche sul piano della continuità inter-generazionale. Ma c’è la voglia di impegnarsi nella manifattura? “Quando abbiamo dato vita alla Prada Academy per la formazione di giovani professionisti – risponde Savy –, dopo una scrematura fisiologica, delle 30 persone immesse in azienda solo due hanno capito di non volersi svegliare, ogni mattina, per venire qui ad assemblare una borsa. Mi sembra una percentuale più che accettabile”.

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