I negozi del lusso italiano: “Ci chiudono per un giudizio morale”

I negozi del lusso italiano: “Ci chiudono per un giudizio morale”

Il retail alza la voce. Perché i negozi del lusso italiano si sentono trattati con sufficienza dalle autorità. Si sentono, per dirla tutta, vittime di “un giudizio morale”. La pandemia è un affare serio e nessuno dice il contrario. Ma la struttura della distribuzione si è organizzata per rispondere in maniera adeguata. Pensare che l’unico trattamento che merita è la chiusura forzata, denunciano le associazioni di categorie, vuol dire ritenerla un settore economico di serie B.

Negozi del lusso italiano

Camera Showroom Milano ha scritto una lettera aperta al Governo. Perché? Per chiedere di poter tornare a pianificare il lavoro e, quindi, non soccombere alla crisi. “Il blocco a ripetizione delle boutique ha fermato l’intero settore, che ha un’organizzazione molto più complessa di quanto possa sembrare perché si basa sulla stagionalità – ha detto Francesco Casile a L’Economia de il Corriere della Sera –. Lavoriamo oggi per avere provvigioni tra 18 mesi”. È Casile che lamenta il trattamento pregiudizievole riservato alle boutique di moda. “Hanno tenuto aperto tutti i negozi – denuncia –, lasciando chiusi quelli dell’abbigliamento. Sulla moda, che pure rappresenta una delle bellezze italiane, grava un giudizio morale che si può riassumere così: non è indispensabile, non è un genere di prima necessità, quindi se ne può fare a meno, quindi chiudiamo tutto”.

In grado di garantire la sicurezza

Confermiamo l’impegno e gli investimenti realizzati per la salvaguardia della salute, priorità di tutti”. Guglielmo Miani, presidente dell’associazione Montenapoleone District (Milano), a Il Giorno spiegava come il retail sia in grado di garantire la sicurezza necessaria. “Mi preme enfatizzare che non vi sono evidenze di focolai o contagi di massa nei negozi – aggiunge –, che hanno investito in maniera massiccia per adeguare al meglio le proprie strutture e far fronte all’emergenza”. Per questo, conclude, la soluzione non è chiudere indiscriminatamente, ma assicurare “controlli capillari per la verifica e la corretta applicazione delle misure di prevenzione sanitaria”.

Nella foto Imagoeconomica: Milano, via Montenapoleone (ottobre 2020)

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