Il successo globale della sneaker mette in crisi l’egemonia di Nike: il suo impero non è più tanto solido

Per la prima volta in un decennio, nel 2016 non è stato di Nike lo scettro di produttore della sneaker più venduta negli States: secondo un’analisi siglata da NPD Group, la palma è andata ad Adidas con la sua Superstar. A giugno del 2017, poi, il gruppo ha annunciato un piano di licenziamenti da 1.400 esuberi, vale a dire il 2% della forza lavoro totale. La situazione può suonare paradossale, ma è così: il successo globale della scarpa con la suola in gomma, che da modello sportivo si è trasformato in feticcio anche della calzatura di lusso, sta mettendo a repentaglio l’egemonia del brand più a lungo riconosciuto come produttore per eccellenza di sneaker. A ripercorrere la vicenda è la testata online Quartz.com. che pone l’accento non solo sull’aggressività degli altri brand, capaci di scalare un mercato in espansione colmando la distanza competitiva che la stessa Nike aveva saputo porre fino al 2010, ma anche sulla debolezza della griffe delle AirJordan, che da anni ha perso la bussola della creatività, non sapendo sbaragliare né nei modelli, né nell’organizzazione, né nei servizi al cliente. Nike ha ancora tempo per ritrovarsi. Malgrado le buone performance dei rivali, è leader in tutti i mercati chiave: in Europa, in Cina e negli Stati Uniti. Dove l’inseguitore più prossimo è Adidas, con una quota di mercato dell’11%, mentre Nike domina con il 44%. Lo scettro è ancora nelle sue mani.

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