Mipel115 è all’ultimo giorno. Gli espositori convivono con un grande dubbio: che faranno le griffe francesi di noi?

È un Mipel inquieto quello in corso. O meglio, si dicono inquieti alcuni degli espositori della 115esima edizione della fiera della pelletteria, iniziata lo scorso 10 febbraio e oggi all’ultimo giorno di programmazione a Fieramilano Rho. Il quadro di mercato, ve lo raccontavamo ieri, è complesso perché gravato di incertezze: soprattutto per i brand indipendenti del made in Italy il 2019 promette più dubbi che sicurezze, mentre i mercati che continuano a dare segnali confortanti sono quelli dell’estremo Oriente. Per le manifatture del Belpaese il lavoro conto-terzi si sta rivelando una scialuppa di salvataggio: si compete per entrare nella supply chain delle griffe, soprattutto le grandi, soprattutto quelle che fanno capo ai gruppi francesi. Ma neanche l’idea di diventare dipendenti delle ammiraglie del lusso parigino tranquillizza i pellettieri italiani. È una strategia che dà risorse nell’immediato, ma lascia aperti interrogativi nel medio termine. Il governo francese sta sostenendo lo sviluppo della filiera nazionale della borsa. I risultati si vedono e ve ne rendiamo conto a ritmo quasi quotidiano: dalle inaugurazioni di opifici di griffe come Hermès e Longchamp, fino all’infittirsi di corsi e progetti di formazione, l’Esagono è al lavoro per rinforzare il proprio tessuto manifatturiero. Business of Fashion oggi copre l’argomento enfatizzando il legame strategico per i brand tra capacità della produzione e possibilità di sviluppo delle vendite, nonché sottolineando lo stress che i grandi gruppi portano alle piccole realtà artigiane: in un mercato del lavoro dove, dopo anni di deindustrializzazione e mancati investimenti formativi, il turnover generazionale è già difficile, la calata delle maison complica ancora di più la vita. Ecco, tornando alle questioni nostrane, i timori dei pellettieri italiani nascono proprio dagli interrogativi di medio termine. I nuovi stabilimenti produttivi francesi, alcuni già aperti, altri ancora no, impiegheranno anni per arrivare a funzionare a pieno regime. Ma prima o poi ci arriveranno. Che cosa faranno le griffe dei fornitori italiani quando saranno autonome da un punto di vista produttivo, ecco, è una domanda che non lascia sereni gli operatori .

 

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